Facce di Petrolio – Maschere per i Nativi Americani

FACCE DI PETROLIO medio

In Italia si parla ancora poco dei Nativi Americani, spesso relegati a puro fenomeno etnografico.
Questo progetto raccoglie una sommatoria di maschere commissionate ad una ventina di artisti, e dedicate a questi popoli d’America.
L’urgenza è far luce su quello che oggi si sta consumando negli States, al confine col Canada: la costruzione di un immenso oleodotto (Dakota Access Pipeline, sovvenzionato anche da banche Europee, Italia compresa) che vìola i princìpi della Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti dei popoli indigeni.
Una ferita orizzontale di duemila chilometri, che taglierà per sempre le loro riserve, considerate sacre.
Una posizione, la nostra, contro il godimento nel fare rapido profitto, senza prevedere danni e catastrofi.
L’iniziativa è sostenuta dal poeta Guido Oldani (ideatore del Realismo Terminale), voce sensibile a questi temi (ricordiamo, uno per tutti, a Casa Merini, la giornata dedicata allo scrittore turco Ahmet Altan, condannato ingiustamente all’ergastolo) e dal pianista Emanuele Arciuli*, collezionista e studioso di cultura Nativa Americana.
Con letture di testi poetici e musica, per muovere pensieri su argomenti importanti come arte/giustizia e diritti negati.
*Emanuele Arciuli ‘’Per i sentieri dell’arte Nativa Americana’’ ed. Caratteri Mobili

https://valori.it/dakota-access-pipeline-abn-amro-intesa/
MASCHERE

Adriano Abbado Alessandra Bisi Paola Brusati Pino Canta Luca Carrà / Renato Scesa Alberto Casiraghi Marco Casiraghi Andrea Cereda Elena Danelli Marina Falco Mavi Ferrando Daniela Gilardoni Raluca Andreea Hartea Battista Luraschi Maria Mesch Massimo Monteleone Carlo Oberti Alessandra Orlando Luciano Palmieri Claudio Pestalozza Luciano Ragozzino Massimo Silvotti Fabio Sironi Eric Toccaceli Chris Wood Bruno Zanzottera

INTERVENTI
Emanuele Arciuli – pianista e collezionista, Nicholas Galanin – artista Nativo Americano, in un video di Francesco Leprino
Laura Bosio – scrittrice
Adolfo Ceretti – docente Università Bicocca Milano

Giacomo Crivellari, Raluca Andreea Hartea, Isabel Ticona
Greenpeace, gruppo locale Milano

Guido Oldani – poeta
Chris Wood – scultore / attore

 

Youtube:  Facce di petrolio Gli artisti nativi americani

 

Milano – Spazio Alda Merini –  6 novembre 2018

 

Melotti del rosario – ceramiche di Fausto Melotti

Una piccola esposizione di opere in ceramica di Fausto Melotti. Mattonelle e un rosario realizzati negli anni ’60, nel suo atelier di Lomagna, in Brianza. Opere dedicate a Melotti di Alberto Casiraghi, Carlo Oberti, Claudio Pestalozza. Mario Bertasa legge aforismi dello scultore. E un’edizione ”Pulcinoelefante” con Luca Carrà e Guido Oldani.

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L’invito ad aderire idealmente all’esposizione dedicata ad alcune opere in ceramica di Fausto Melotti mi permette di testimoniare paradossalmente un’assenza e un rimpianto. Infatti non ho mai potuto, per ragioni diverse ed estrinseche, incontrare questa grande figura di scultore, nonostante la vicinanza materiale, sia col suo atelier di Lomagna sia con la successiva presenza a Milano, ove è morto nel 1986.

Per questo sono lieto di poter ritrovare alcuni segni di una particolare scelta artistica di Melotti, quella della ceramica nella quale ha raggiunto risultati raffinati e intensi, originali e inattesi. Era forse la conseguenza naturale di quella serie di Teatrini in terracotta colorata e polimaterici che egli aveva elaborato ancor giovane e che anni fa avevo scoperto nel Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Trento col suo Sonno di Wotan.

Ora so che in questa mostra, accanto alle “piastrelle”, appare un delizioso e delicato rosario che riflette una segreta devozione di Melotti. Esso è offerto alla visione pubblica proprio in quest’anno centenario di Fatima, il santuario mariano legato proprio al rosario, come aveva sorprendentemente cantato persino Elvis Presley nel 1971: «O Beata Madre, noi ti preghiamo. / Grazie per il miracolo del tuo rosario!». Pochi mesi fa, sempre in Portogallo, ho incontrato in un dialogo pubblico uno dei maggiori architetti viventi, Alvaro Siza: alla fine mi ha donato un rosario che aveva lui stesso elaborato con una grande carica di spiritualità. Questo emblema della pietà popolare diventa, così, un segno di bellezza e di religiosità.

È, quindi, con profonda simpatia e sintonia che mi associo ai visitatori dell’esposizione delle opere di Melotti che attesta anche per questa via l’intreccio che per secoli ha unito arte e fede, umanità e divinità, immagine e mistero.

Card. GIANFRANCO RAVASI

Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura


 

25 novembre 2017 

2|WAY TRAFFIC – Luca Carrà | Eric Toccaceli

2|WAY TRAFFIC –  Luca Carrà | Eric Toccaceli – Fotografie di poeti americani della Beat Generation | Poeti italiani. Una trentina di ritratti, molti inediti, scattati in Italia dopo gli anni ’70. Con Andrea Kerbaker e un’edizione numerata del ‘Pulcinoelefante’. 

Fernanda PivanoAllen Ginsberg, Lawrence Ferlinghetti, John Cage, Gregory Corso, Ed Sanders, John Giorno, Jack Hirschman, Anne Waldman, Martin Matz, Eugenio Montale, Romano Bilenchi, Gillo Dorfles, Attilio Bertolucci, Mario Luzi, Vittorio Sereni, Andrea Zanzotto, Roberto Roversi, Piero Bigongiari, Luciano Erba, Giancarlo Majorino, Franco Loi, Alda Merini, Jolanda Insana, Emilio Isgrò, Valentino Zeichen, Maurizio Cucchi, Guido Oldani, Claudio Lolli, Milo De Angelis, Mario Santagostini, Alberto Casiraghy, Gianmaria Testa. 
21 maggio | 11 giugno 2016   

Carrà 1       Dorfles - Kerbaker

                                                                     Andrea Kerbaker con Gillo Dorfles a Mesopica 

Bepi Romagnoni: disegni, acqueforti e una cartella di 7 incisioni, testi di Roberto Sanesi. Con cinque sculture inedite di Giorgio Romagnoni.

Intervengono il poeta Guido Oldani e Davide Romagnoni.

A cura di Alessandra Orlando.

Bepi Romagnoni se n’è andato, con una liquida ascensione assurda, avendo quasi gli anni giovanili del nazareno. Mi pare che le sue incisioni, disegni, insieme alle chine, siano indispensabili sinopie di cui godere senz’altro per padroneggiare meglio la sua opera acutamente breve. Ogni di lui pagina propostaci in questa rassegna, costituisce l’accorta cifra per comporre l’ouverture di accesso al temporale pittorico di questo artista fugace. Il suo esistenzialismo non muove dal solo bisogno di vivere ma da quello più intrapreso di un necessario esistere, avanzato e d’alta quota. Lì, il tedesco grottesco non occorre, perché l’esistenza può meritarsi, lei sola, il raggiungimento dell’essenza. Pronipote di una snella scapigliatura che si lascia affrontare senza docilità, Bepi Romagnoni pone , nella presente meditata selezione artistica, il suo documentato piano di volo per la propria traiettoria di un caro Icaro della tavolozza, che non si frantuma nel mentre invece si polverizza il tempo nostro, per il vero, senza troppi perché. 

Guido Oldani

Sabato 25 Ottobre 2014 

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Sasso bianco di Giorgio Romagnoni

Mario Ballocco: cinque dipinti inediti – Il telaio ‘diverso’ di Michi Cima: rettangoli, sciarpe.

mario ballocco copia

Intervengono Paolo Bolpagni, Antonello Negri, Luigi Pestalozza

Micaela Cima Pestalozza, per tutti Michi, durante la sua vita operosa ha saputo, tra le altre cose, indirizzare la propria passione per la nobile pratica della tessitura – cominciò giovanissima, nel 1950, su un antico telaio – verso la realizzazione di creazioni singolari, personalissime. Dapprima si trattava di manufatti legati all’arredamento (tende, tappeti), di accessori d’abbigliamento (le borse, le famose bellissime sciarpe), di stoffe per abiti. Poi però un’inventiva inesauribile ha spogliato alcuni degli oggetti usciti dalle sue mani da ogni finalità d’uso, tramutandoli in lavori autonomi, artistici a tutti gli effetti, dalle pure connotazioni espressivo-formali. Sono nati così i “rettangoli”, autentiche opere aniconiche sotto l’aspetto di trame di filati eseguite a telaio (uno straordinario strumento d’epoca che contribuisce a far riverberare d’ulteriore interesse il risultato); in lana, cotone, seta, con l’inserimento di frammenti di carta, plastiche, stagnole, lamine in metallo. La finezza del carattere e della persona di Michi Cima si rispecchia in queste “tarsie tessili”, che a livello compositivo aderiscono a un lessico di matrice astratto-informale, ma in realtà sono del tutto individuali nel tono, nel sapore, nella varietà e libertà geometrica e cromatica. 

La mostra è arricchita dall’esposizione di cinque piccoli preziosi dipinti inediti, risalenti agli anni Quaranta-Sessanta, di Mario Ballocco (1913-2008), grande pittore milanese, pionieristico e rigoroso, che, amico di Luigi Pestalozza, lo fu anche di Michi, e talora forse suo riferimento nell’utilizzo del colore.

http://www.archiviomarioballocco.org/

Paolo Bolpagni, storico dell’arte

Sabato 17 Maggio 2014 – ore 16.30

COLOUR GLIMPSES. LA PITTURA DI VITTORIO ZAGO

“Dar vita al pensare” è la ragione della creatività artistica di Vittorio Zago, compositore e pittore; e siccome di pensare non si smette mai, così per Zago la traduzione del pensiero in gesti creativi – musicali o visivi che siano – non cessa di proliferare percorsi e prospettive diverse. L’attenzione al dettaglio, al particolare: “Non ci avete fatto caso?” sembra chiederci riflettendo, ad esempio, sulla diversità del tempo impiegato all’ascolto di una sinfonia di Mahler da quello, infinitamente minore, passato di fronte a un quadro, mancandone così l’inesauribile ricchezza dei particolari. Zago riprende allora questi “dettagli appena sussurrati” e li conduce a deflagrare in nuove creazioni, moltiplicandone la tensione comunicativa, in un flusso di invenzione continua, la cui durata, come per il pensiero, non può essere che quella della vita stessa.

Edwin Rosasco, critico musicale

Sabato, 28 Settembre 2013

Colour glimpse 02

Otto Nuovi Futuristi, opere su carta 1984 – 2013 – con Laura Bosio e Oreste Bossini

a Luciano Inga Pin

BONFIGLIO - INSIEME - SOPRA 1

I Nuovi Futuristi hanno realizzato nell’arco di quasi un trentennio un corpo cospicuo di opere su carta che toccano i temi della pubblicità, del fumetto, del design e che lasciano apparire in superficie tutta la ricchezza e la complessità dell’uomo moderno.

”…Gli oggetti del Nuovo Futurismo sono il passaggio obbligato di un’epoca, la testimonianza palese di una generazione che lavora sodo, senza farsi troppe illusioni, senza rimpiangere il passato per ciò che è stato prodotto o per ciò che si sarebbe potuto produrre.

Per questa ragione i Nuovi Futuristi sono convinti che il presente diventa automaticamente un fatto storico – si tratta infatti di pigiare un pulsante, un pulsante qualsiasi – con la sua povera biografia ma già ricca di intenti, di incidenti, di deviazioni, di innovazioni simultanee come dire che, se si vuole, se vai fuori, ti accadono più cose nelle poche ore della notte che in un mese, in un anno chiuso nell’ottusità dorata della tradizione.

Moda, design, spettacolo – soprattutto questo ultimo e ovviamente nel senso più ampio del termine – sono diventati i modelli culturali delle ultime generazioni e, di riflesso, dei Nuovi Futuristi che non vogliono perdere un colpo o quantomeno non vogliono lasciarsi sfuggire certe opportunità di spinto protagonismo. Le loro opere sono perciò degli strumenti d’arredo domestico per la festa quotidiana o comunque per abbellire il vuoto di dentro, il vuoto di fuori, senza scomodare troppa cultura, troppi dizionari…”

Dal catalogo Nuovo Futurismo, Groninger Museum, 1985 – testo di Luciano Inga Pin

Sabato, 11 Maggio 2013

Gillo Dorfles. Opere recenti su carta – a cura di Luigi Sansone

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L’opera su carta, eseguita con la tempera grassa all’uovo, matita, pastello, inchiostro o pennarello, è sempre stata coltivata da Gillo Dorfles fin dai suoi esordi d’artista intorno al 1935, permettendogli una resa immediata dell’ispirazione creativa, un’elaborazione approfondita dei propri soggetti anche come studio preliminare di successivi dipinti. 

E’ particolarmente piacevole osservare l’estro e l’abilità del disegno, le tonalità lineari ed estese dei colori in quel mondo suo personalissimo che ci coinvolge in quanto ritroviamo in esso qualcosa del subconscio di ciascuno di noi. Sono esposte in questa mostra una selezione di opere su carta eseguite negli ultimi anni, che ci danno un panorama sintetico, ma completo, del percorso artistico di Dorfles, dal Movimento d’Arte Concreta, fino ai recentissimi disegni in cui risalta la freschezza nell’accostamento dei colori, nel fantasioso gioco delle linee che confermano la sua attuale feconda creatività in figurazioni misteriose pregne di significato arcano. 

Inoltre sono presenti in mostra le recenti quattro incisioni della cartella “Interferenze 2”, del 2011, in cui Dorfles con rinnovata ispirazione e con un’entusiastica ricerca di segni ha sperimentato nella tecnica calcografica l’acquaforte e l’acquatinta, creando un originale “quartetto” giocato su uno scambio di colori, come varazioni musicali su un tema di base.

Luigi Sansone, curatore d’arte

Documentario di Francesco Leprino: ”Attraverso il tempo attraversato dal tempo…un secolo con Gillo Dorfles”

Domenica, 28 Aprile 2013

Dal nero, l’universo. Le piccole favole sospese nelle opere di Alessandra Orlando e Gabriele Canetti

Dal nero origina il mondo. E’ la crosta che nasconde la vita, l’ombra dalla quale esce il racconto.

Accomunati da una  ricerca che si muove  tra illustrazione e recupero di antiche tecniche pittoriche, Alessandra Orlando e Gabriele Canetti strappano, graffiano questo alchemico nero, svelando un  mondo oscuro illuminato da una leggerezza che attinge dal Regno dell’Infanzia.

Un ponte sospeso, a tratti inquietante, tra fiaba e realtà. Denso di ombre,  il bosco, è la scatola magica che contiene il bestiario di Alessandra Orlando: eleganti creature che emergono dal buio e compongono un’austera coreografia, danza sacra e antica di pochi essenziali tratti. Così una cornice di piume in movimento, uno sfavillio di luce negli occhi  di un uccello predatore, bastano per evocare una dimensione quasi mitologica.

Allo stesso modo  la luce  di un regista immaginario illumina il nero e mutevole  palcoscenico di Gabriele Canetti che pare ospitare  un’unica elegante  favola popolare dai toni ora leggeri ora cupi.  Come in un ironico cabaret d’autore, ecco apparire  burattini e morbide donne  pronti a dar vita ad uno spettacolo d’altri tempi.

Intorno, un mondo in movimento. Città invisibili, instabili cattedrali che scivolano leggere su piccole ruote, improbabili tram affollati di sfiniti musicisti. E noi spettatori, rimaniamo con il fiato sospeso.

Simona Cella,  curatrice d’arte

Sabato, 6 Aprile 2013

Vannetta Cavallotti: Alice e Pinocchio nel bosco – sculture

Dove guardano i   grandi  occhi blu dell’Alice che  prende figura  nell’ opera di Vannetta Cavallotti  e che  interrogano  noi che li
guardiamo?    Cosa vedono? Son desti  oppure stanno   contemplando  quello strabiliante paese delle meraviglieche la  scena notturna spalanca davanti allo sguardo rovesciato del sognatore? Sono pieni di meraviglia o di sgomento questi  grandi occhi blu? Difficile dirlo: forse un po’ e un po’. Forse, perché l’artista  con le sue opere  si mantiene sul confine:  tra lo stupore dell’infanzia che guarda con innocenza il mondo e l’inquietudine dell’alterità che lo scruta da un altrove. …..

Carla Stroppa
Psicoanalista e saggista

Proiezione del video: La scultura di Vannetta Cavallotti –  di Francesco Leprino

Sabato, 29 Settembre 2012